Intervento domiciliare per i Disturbi del Neurosviluppo: il modello di presa in carico genitore – bambino
Roberta Crestini, Cristina Menazza, Anna Paparelli – Servizio Polo Blu srl Padova
I recenti modelli di intervento precoce per i Disturbi del Neurosviluppo prevedono il coinvolgimento diretto dei caregivers. Nell’approccio Early Start Denver Model (ESDM, Rogers e Dawson, 2010), nelle terapie di matrice comportamentale e negli interventi evolutivi naturalistici, il terapeuta guida genitori e insegnanti ad attuare le stimolazioni adeguate al profilo di sviluppo del bambino nel contesto di vita stesso per generalizzare l’intervento effettuato nel contesto ambulatoriale. Le stesse Linee Guida dell’Istituto Superiore della Sanità n. 21 “Il trattamento dei disturbi dello spettro autistico nei bambini e negli adolescenti” (2011) sottolineano come i programmi di intervento mediati dai genitori sono raccomandati nei bambini e negli adolescenti con disturbi dello spettro autistico, per migliorare la comunicazione sociale e i comportamenti problema, promuovere lo sviluppo e l’incremento della soddisfazione dei genitori, del loro empowerment e benessere emotivo.
Le ricerche hanno dimostrato che ciò che fa realmente la differenza in un intervento precoce con bambini con autismo è la capacità di supporto e di aiuto fornito al genitore nell’educazione del bambino (Colombi et al., 2015). Lo psicologo che effettua l’intervento domiciliare si pone come guida per i genitori, accompagnandoli ad attuare le stimolazioni adeguate al profilo di sviluppo nel contesto di vita stesso per generalizzare l’intervento. Tale figura professionale ha competenze non solo sulle tecniche comportamentali ma possiede una formazione specifica sugli aspetti di relazione e di presa in carico genitoriale, poiché attua strategie e tecniche di modeling ovvero fa fare esperienze di apprendimento al genitore attraverso l’osservazione delle modalità attuate con il bambino dallo stesso terapista.
Il servizio Polo Blu per bambini con disturbo dello spettro autistico, soprattutto toddler e/o con disturbi del comportamento propone, oltre all’intervento ambulatoriale effettuato in contesto strutturato con la funzione di abilitare le funzioni carenti, anche il supporto ai genitori come segue:
- Presa in carico da uno psicoterapeuta della coppia genitoriale, case manager che fornisce uno spazio protetto di parent training individuale
- Intervento domiciliare effettuato da uno psicologo indicativamente a cadenza settimanale della durata di un’ora e mezza
In questo contributo vengono illustrati a scopo esemplificativo due casi clinici, Marco, 3 anni con ritardo globale dello sviluppo, linguaggio limitato a qualche parola e Pietro, 9 anni, Sindrome di Asperger, caratterizzato da comportamenti oppositivi e controllanti nei confronti della figura genitoriale. Il lavoro domiciliare con Marco si è prevalentemente concentrato sul guidare i genitori ad attuare modalità di stimolazione adeguate rispetto alle cadute riportate dal bambino nella sfera fino e grosso motoria, del linguaggio e nel gestire i comportamenti problema legati alla bassa tolleranza al “no” e la difficoltà emotiva da parte del genitore nella gestione di queste crisi. Più nello specifico rispetto all’area motoria si è fatto modeling al genitore guidando fisicamente in modo totale o parziale il bambino nelle azioni fino e grosso motorie, andando anche a aiutare la coordinazione bimanuale; per quanto concerne gli aspetti legati ai comportamenti problema del bambino caratterizzati da forti crisi di pianto in seguito al “no” del genitore si è inizialmente raccolto dei dati attraverso schede ABC, per poi procedere nel far fare esperienza ai genitori in contesto protetto di comportamenti problema con tecniche guidate dall’operatore (ignorare sistematico, estinzione con mantenimento della richiesta, speacking for the child) con successiva rielaborazione dell’episodio appena successo. Quest’ultima rielaborazione dell’episodio ha permesso al genitore di essere accompagnato a gestire emotivamente quanto successo. Tale aspetto veniva successivamente ripreso e gestito dello psicoterapeuta, responsabile del caso, che in uno spazio protetto si è occupato della gestione dei vissuti emotivi della coppia genitoriale.
Alla fine del ciclo di intervento i principali obiettivi raggiunti con Marco sono stati che i genitori hanno imparato le modalità adeguate di gestione e interazione con il figlio rispetto al suo funzionamento; hanno mostrato una maggiore consapevolezza e gestione dei propri stati emotivi e di conseguenza una diminuzione dei comportamenti problema nel bambino.
Il caso di Pietro, di 9 anni di età con Sindrome di Asperger, caratterizzato dalla presenza di comportamenti rigidi, oppositivi e controllanti nei confronti della figura materna, quest’ultima caratterizzata da un quadro di depressione, ha visto necessario sia l’intervento in contesto ambulatoriale che domiciliare. Riguardo a quest’ultimo, gli obiettivi prefissati sono stati i seguenti: diminuire i comportamenti oppositivi e controllanti del bambino aumentando il grado di flessibilità, e guidare il genitore a stare nel problema, a sperimentare successi fino ad arrivare a modificare l’autopercezione e il senso di efficacia del genitore, insegnandogli ad avere un atteggiamento fermo e autorevole. Nella fase iniziale l’operatore ha fatto da modello al genitore mettendo in atto modalità ferme e autorevoli con Pietro durante i comportamenti oppositivi e controllanti del bambino e il genitore ha assunto il ruolo di osservatore; successivamente il genitore sperimentava in prima persona tale modalità in ambiente protetto con la presenza dello psicologo (in modo tale da far aumentare il grado di efficacia del genitore) e infine il genitore metteva in atto tali procedure anche in assenza dello psicologo per generalizzare l’intervento. In parallelo all’intervento domiciliare, la coppia genitoriale effettuava colloqui con lo psicoterapeuta, responsabile del caso, per lavorare sulle rappresentazioni mentali, aspettative su di sé e sul bambino nel genitore, per rielaborare in contesto protetto le emozioni suscitate dai comportamenti problema del figlio, per confrontare le diverse percezioni di madre e padre, chiarire ed esplicitare linee comuni e allineare le azioni educative e infine gratificare i successi e supportare i fallimenti. Gli obiettivi raggiunti alla fine del ciclo di intervento con il caso di Pietro sono stati: un maggiore senso di autoefficacia nel genitore, una modificazione della loro autopercezione, e una maggiore accettazione e flessibilità da parte di Pietro. La criticità riscontrata è quella che è stato necessario un supporto continuo ai genitori per mantenere i risultati raggiunti.
Articolo pubblica nella rivista Asperger News
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