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GRUPPI AUTOREGOLATIVI

GRUPPI AUTOREGOLATIVI PER BAMBINI CON ADHD
Dott.ssa Camilla Seresin, psicologa

Presso il Servizio Polo Blu di Padova vengono svolti interventi autoregolativi per bambini e ragazzi con Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività (ADHD) e altri disturbi del comportamento. Gli interventi autoregolativi hanno come obiettivo il potenziamento dei processi inibitori, della flessibilità cognitiva e delle abilità di problem solving sociale, queste risultano infatti essere tra le componenti essenziali per lo sviluppo dell’autoregolazione. Gli interventi vengono svolti con cadenza settimanale in piccolo gruppo in cui sono presenti dai 3 ai 5 bambini con caratteristiche simili per quanto riguarda l’età e le caratteristiche comportamentali. Accanto all’intervento diretto con il bambino, data la pervasività dei sintomi di questi disturbi, viene portato avanti un lavoro multimodale che include incontri e colloqui sia con la famiglia (parent training) che con la scuola (teacher training).

Durante i primi incontri di gruppo vengono definite insieme ai bambini e ai ragazzi le regole che dovranno essere rispettate da tutti i componenti. Tali regole vengono scritte e appese alla parete della stanza così da essere sempre facilmente visibili da tutti. Ogni bambino ha a disposizione, ad ogni incontro, alcuni gettoni che possono essere sottratti dall’adulto ogniqualvolta venga violata una delle regole. Il numero di gettoni che ogni bambino riesce a mantenere fino alla fine dell’incontro gli permetterà di giungere ad un premio precedentemente concordato. La tecnica psicoeducativa della token economy prevede di erogare dei rinforzatori simbolici (token) ogni volta che un comportamento, precedentemente definito, viene messo in atto dal bambino. Al contrario la tecnica del costo della risposta prevede di togliere i gettoni, che il bambino ha a disposizione, in caso di violazione della regola. L’utilizzo di tali tecniche psicoeducative permette ai ragazzi di allenare le proprie abilità di controllo comportamentale, di sperimentarsi nel monitoraggio dei propri agiti, rendendoli responsabili dei comportamenti messi in atto e portandoli a percepire autoefficacia e a sperimentare successo. Il gruppo rappresenta in questo caso un contesto ecologico e favorisce quindi la generalizzazione delle varie competenze che vanno a potenziarsi.

Ogni incontro segue uno schema di routine caratterizzato da un momento iniziale, definito di accoglienza, la pianificazione delle attività da eseguire, il loro svolgimento e un momento conclusivo nel quale insieme ai bambini si fa una valutazione dell’incontro.

L’accoglienza è il momento di arrivo, il momento di ritrovo tra componenti del gruppo. In questa prima fase avvengono i saluti tra bambini e operatori, la condivisione degli avvenimenti della propria giornata o della settimana, ogni bambino è libero di raccontare le proprie esperienze e i fatti vissuti, sia piacevoli che spiacevoli. Questo è un momento tanto atteso dai ragazzi che, con il tempo, conoscendosi hanno modo di aprirsi agli altri e di raccontare e riportare esperienze personali, non solo racconti piacevoli ma anche racconti di difficoltà incontrate nel proprio quotidiano, i rimproveri subiti a scuola o in famiglia, i litigi con i compagni di classe, le prese in giro. Tale condivisione permette ai componenti del gruppo di constatare come altri pari possono vivere difficoltà, sensazioni ed esperienze del tutto simili a quelle vissute da loro in prima persona. Il bambino, che fino ad ora riteneva di essere l’unico a sperimentare e vivere alcune situazioni si sente così inserito in un contesto dove le sue difficoltà sono le difficoltà anche di altri. Non è lui l’unico ad essere sgridato all’interno della classe perché incapace di stare fermo, non è l’unico ad essere richiamato perché distratto, non è l’unico ad essere preso in giro. Il gruppo, dunque, diventa una risorsa, tra coetanei si discute, ci si confronta e si suggeriscono strategie da mettere in atto per affrontare i diversi problemi. Uno degli obiettivi che si porta avanti all’interno dei gruppi è infatti quello di diventare abili del saper pianificare le proprie azioni ed essere in grado di prevedere le conseguenze dei propri comportamenti. Per lavorare con i ragazzi sul problem solving sociale si organizzano role playing e scenette. Ad ogni “attore” viene richiesto di immedesimarsi in un personaggio della storia che viene letta, e gli viene chiesto di affrontare uno specifico problema (affrontare i bulli della scuola, mettersi d’accordo sulle regole di un gioco, gestire una lite con la sorella…). In base al comportamento e alle azioni che “l’attore” sceglie di mettere in atto ci saranno determinate conseguenze, sia sul piano comportamentale che emotivo (cosa succede se mi comporto così? come mi sento dopo essermi comportato in quella maniera?), che avranno poi ricadute sia su se stessi che sugli altri.

I bambini con il tempo hanno modo sperimentarsi in situazioni differenti, simili a quelle che possono vivere nel quotidiano e si percepiscono competenti grazie all’acquisizione di nuove strategie da poter conservare nella loro valigetta degli attrezzi ed utilizzare quando la situazione lo richiede.

Infine l’ultima parte dell’incontro viene dedicata alla riflessione metacognitiva e all’autovalutazione. La riflessione metacognitiva permette di imparare a gestire e controllare gli antecedenti e i segnali sociali al fine di imparare a prevedere le conseguenze delle proprie azioni e cambiarle in tempo. In quest’ultimo momento dell’incontro si fa una valutazione insieme ai ragazzi dei comportamenti e delle strategie che hanno funzionato e delle difficoltà che sono emerse. Tali riflessioni portano ad essere maggiormente responsabili delle proprie azioni e rimanda loro esperienze positive di riuscita, con ricadute sulla percezione di autoefficacia e sull’autostima.

Articolo pubblicato nella rivista Asperger News

 


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