L’esperienza dello psicologo nel contesto scolastico a favore del bambino con disabilità
A cura di Marika Lazzarin e Noemi Salatino, Psicologhe, Servizio Polo Blu – Padova
L’attività dello psicologo nel contesto scolastico ha molteplici funzioni: collaborazione nella gestione del rapporto scuola-famiglia, aiuto nella gestione delle difficoltà e dei comportamenti problema presentati dal bambino, supporto e formazione all’insegnante.
Dalle esperienze che abbiamo svolto, possiamo trarre alcune considerazioni da ricordare nel momento in cui si inizia a progettare un intervento da parte dello psicologo nel contesto scolastico, a favore di un bambino con disabilità.
Molto spesso, le difficoltà che emergono ogni giorno con i bambini all’interno dei vari contesti quotidiani di vita, portano a sottolineare e a focalizzarsi sul negativo, su ciò che appare privo di soluzione. A lungo andare è come se si indossasse lo stesso paio di occhiali, come se avessimo degli “occhiali con lenti nere” poggiati sui nostri occhi. Questo potrebbe indurre a sviluppare nel tempo una certa rigidità ed una visione “esclusiva”. Finché non impariamo a riconoscere le lenti che stiamo indossando, queste rischiano di diventare rigide e incistate nel nostro sguardo, fino a farci dimenticare che esistono delle alternative da percorrere. Per cercare di flessibilizzare l’uso di diversi occhiali è fondamentale fare un cambio di prospettiva, che in questo caso si traduce nell’indirizzare l’insegnante a porre l’attenzione sul positivo, seppur piccolo, partendo dal verbalizzare quali sono i punti di forza del bambino, i comportamenti o le qualità positive che il bambino possiede. L’attenzione dell’insegnante è spostata su: “devo stare attenta a guardare Francesco cosa fa di adeguato” ad esempio, un piccolo gesto fatto dal bambino, pochi minuti in cui riesce a rispettare una regola. Sottolineare e rinforzare il positivo (con rinforzi contingenti, sia tangibili che sociali), manda il messaggio al bambino che viene riconosciuto dal mondo esterno per i suoi comportamenti positivi ed è più incentivato nel riproporli.
Nella costruzione del progetto è utile chiarire fin dall’inizio lo scopo principale della presenza dello psicologo a scuola, al fine di pianificare al meglio gli incontri, in termini di durata, frequenza e se necessario variare gli orari in modo da poter incontrare le diverse persone che lavorano con il bambino.
Oltre allo scopo primario, risulta utile sottolineare l’importanza del lavoro di rete tra famiglia e diverse professionalità che ruotano attorno al bambino. Appare fondamentale chiarire che la presenza dello psicologo a scuola non ha fini giudicanti, bensì supportivi per il raggiungimento di un adeguato livello di benessere del bambino.
Laddove sia necessario lo sviluppo del progetto in diverse fasi (ad esempio l’osservazione diretta a scuola, seguita da momenti di confronto con gli operatori scolastici, senza la presenza del bambino) è bene identificare e riportare al personale scolastico le ragioni per cui sono necessari entrambi i momenti. Il lavoro di affiancamento diretto proposto alle insegnanti è fondamentale per facilitare l’apprendimento di strategie, modalità di presentazione delle attività con adattamenti fatti in base al contesto e alle risorse disponibili. In contemporanea è di grande rilievo il lavoro fatto “dietro le quinte” ovvero i momenti di confronto con tutto il collegio docente in cui il professionista ha il ruolo di accogliere ed ascoltare quello che la scuola ha già sperimentato, operazionalizzando quello che ha funzionato e quello che non ha funzionato. In questi momenti di grandi condivisioni spesso è utile per le insegnanti ricevere il verbale degli incontri in modo da avere una guida da poter consultare in futuro e da fornire a tutti come linea comune.
Qualora il bambino manifesti dei comportamenti problema, l’intervento dello psicologo è necessario al fine di analizzare ciò che accade all’interno del contesto scolastico. Per effettuare l’analisi funzionale del comportamento preso in esame, è utile compilare assieme all’insegnante lo schema ABC, allo scopo di aiutare chi è accanto al bambino, ad individuare gli antecedenti e le conseguenze del comportamento e di suggerire le modifiche adeguate da attuare alla situazione.
Negli incontri lo psicologo ha anche il ruolo di mediatore tra la scuola e la famiglia, di portare i bisogni del bambino e far fluire la comunicazione tra di essi. Uno strumento che può essere proposto è il quaderno di bordo: è un quaderno pensato per condividere non solo tra scuola e famiglia, ma anche per gli altri professionisti che ruotano intorno al bambino. Il quaderno di bordo può essere più o meno strutturato ovvero fogli bianchi in cui liberamente si può scrivere un evento accaduto, dei nuovi traguardi o difficoltà della giornata oppure più efficacemente strutturato con uno spazio riguardo il tipo di attività svolta, la modalità e il materiale con cui è stata proposta, le criticità incontrate ed uno spazio dedicato alle note per segnalare almeno una cosa positiva accaduta durante la giornata. In caso di bambini con difficoltà alimentari, può essere inserito uno spazio per tenere nota dei pasti. È un modo per dare un feedback informativo, specifico e completo a tutta la rete che è attorno al bambino e per permettere la replicabilità delle attività. Il quaderno di bordo permette di dare un aggiornamento continuo sul lavoro svolto e di avere la possibilità di generalizzare le abilità in tutti i contesti.
Alla luce delle diverse funzioni che può avere l’intervento dello psicologo nel contesto scolastico, risulta essenziale utilizzare una comunicazione chiara ed assertiva con le persone con cui ci si interfaccia, al fine di consolidare sempre più la rete presente attorno al bambino.
Articolo pubblicato nella rivista Asperger News
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